Eracle di Euripide
"da indafondazione.org"
Teseo, il mitico re ateniese emblema,
nel teatro attico, del «tiranno» ‘giusto’ e
‘inclusivo’, interviene, come campione di
philía e di xenía, di amicizia e di ospitalità,
anche nel finale dell’Eracle di Euripide,
l’altra delle due tragedie previste nella
programmazione siracusana del 2018.
Dramma appassionante e struggente,
ricco di inattesi colpi di scena e di intenso patetismo. È il dramma della follia, la
follia che colpisce e trascina nella polvere l’eroe civilizzatore e benefattore
dell’umanità per antonomasia qual è
Eracle. Eracle è un eroe ‘positivo’ in tutta
la prima parte di questa tragedia, salva
in extremis la propria famiglia dalla
strage macchinata da Lico, il tiranno
usurpatore del trono di Tebe al quale
riesce a tendere un agguato mortale.
Nella seconda parte del dramma,
proprio come Edipo, vede paradossalmente ribaltato il proprio destino personale e irreparabilmente ‘contaminato’ il
proprio statuto eroico allorché incorre
nell’irrazionale vendetta di Era, dettata
da un’antica gelosia coniugale, la quale,
avvalendosi della potenza obnubilatrice
di Lyssa, lo induce a uccidere, in un
raptus di follia, quegli stessi familiari,
moglie e figli, da lui poco prima sottratti a
morte sicura, dando vita a una delle
rappresentazioni più lucide e spettaco
-
lari, mai offerte dal teatro antico e
moderno, del delirio della mente umana.
Entrambi, dunque, Edipo ed Eracle,
contaminati e precipitati nella più cupa
disperazione per le proprie involontarie
colpe, riconosceranno nell’amicizia di
Teseo – e dunque, fuor di metafora, in
Atene – la luce della solidarietà e
dell’accoglienza. Sul piano etico, poi, la
moderna lezione che se ne ricava è che
non già il suicidio (al quale era approdato
ad esempio Aiace, incapace di sostene
-
re il peso della propria vergogna), bensì
la virile sopportazione del dolore causa
-
to dalle proprie colpe, contraddistingue
la condotta di un eroe (e ovviamente di
un tiranno) incorso nella sventura, e
costituisce la più degna conclusione
della sua esistenza. Ed è così che l’antico
eroe sovrumano muore per rinascere
come uomo: questa volta egli riceve,
anziché dare, l’aiuto del prossimo, e
sopporta